Archivio

agosto 2012

Carpi e Ferrara

carpi_ferrara_carpi178

Verso il 1984. A Carpi, nella piazza Martiri, c’era il mercato, era quindi un giovedì: i porticati, il Duomo e le facce delle persone.  A Ferrara il Castello estense (o di San Michele) e la piazza Trento e Trieste, a lato della Cattedrale, con il caratteristico porticato sporgente.

Due funerali

due_funerali_05_funerali166

Un pomeriggio di metà anni ’80 nel mio paese si sono celebrati due funerali, uno di rito civile e uno cattolico. Insieme. Ideologie diverse che si confrontano contemporaneamente. Una visione forse non credente per la quale la vita è tutta qua, e una che crede in un al di là. I riti in fondo si somigliano, l’idea del futuro invece diverge totalmente. Ma se idee diverse danno luogo a riti sociali simili, allora a cosa serve credere in un al di là se poi chi non crede vive lo stesso le stesse cose? Sembra quasi che non sia importante cosa si crede ma come si vuole vivere civilmente. E questa potrebbe essere una morale facile. Penso invece che non sia così semplice. La socialità ha necessità di una trascendenza. L’io vivendo il noi sociale trascende e supera se stesso. In fondo il marxismo, che nella mia terra ha trovato un ambiente durevolmente fertile, dona una speranza alla vita individuale facendo in modo che il collettivo liberato nel futuro utopico diventi prioritario rispetto alle esistenze individuali. Il funerale civile delle foto era sicuramente impregnato di quegli ideali che sfidavano la fede ultraterrena.

Leggi ancora

All’ombra della Ghirlandina

modena_ghirlandina_IMG_4494

Apro varchi

gb-88_basilica_rovine

Apro varchi perchè il Dio nascosto possa mostrarsi. Ma niente, nulla accade di rilevante. Nessuna teofania o ierofania o sensofania, o altra decisiva fania. Resta il mondo con la sua presenza ingombrante, e la mia piccola arte, come ogni altra arte, piccola o grande che sia, resta solo una richiesta. Un’implorazione, se si vuole. O una promessa mancata. Smetterò allora di fare varchi e implorare? Perchè si continua imperterriti nell’impresa impossibile? Cosa ci fa andare avanti, quale segreta speranza spinge il nostro fare? O siamo solamente ammaliati da una suprema illusione, prede ossessionate da vane promesse?

Leggi ancora

Il sacro spezzato

sacro_spezzato_IMG_5170

20 agosto 2012, Bologna, direzione Santo Stefano, la basilica delle sette chiese che imita il Santo Sepolcro di Gerusalemme e costruita per chi non poteva andarci. Per arrivarci ho fatto via indipendenza fotografando alcuni aspetti della città e dove, verso la fine della strada, c’è anche San Petronio, la basilica arcivescovile. Il titolo dell’album è ispirato da una foto di quella chiesa in cui sembra spezzata, quasi simbolo del destino del sacro nel nostro tempo.

Liber Paradisus

liber_paradisus_IMG_0493

Passandovi accanto diverso tempo fa mi era rimasto impresso questo palazzo moderno dalle vetrate verdi. Ai primi di agosto 2012 ho deciso di andarci, facendo molte foto ma con il cielo nuvolo e la luce non al meglio. Tuttavia alcuni tagli mi sono piaciuti e inoltre ho fatto due piacevoli scoperte che mi hanno portato a decidere di ritornarci in un giorno di sole. Per prima cosa ho scoperto che quel palazzo complesso è il nuovo Comune di Bologna, e la seconda cosa, dai densi risvolti simbolici, è che la piazza che lo ospita si chiama “Liber Paradisus”, dal nome di un libro del 1257.

Leggi ancora

Gran Bretagna (bn 1988)

Stonehenge e ombre

Alcune delle foto fatte in Gran Bretagna nell’estate del 1988. La cattedrale di Whitby e il suo cimitero; Bath con le sue case in fuga prospettica e quelle disposte a semicerchio: qui ho fatto la foto con bambina che aspetta davanti alla porta con una valigia e le file di case che svolazzano ai sui lati; Stonehenge e le enigmatiche ombrfe in primo piano; le pietre secolari di Avebury che cantano il tempo insieme alle veloci nuvole; le montagne delle Higthlands e la corriera o la fila di ragazzi in escursione che si incamminano inconsapevoli verso il taglio dello specchio che li farà scomparire dalla scena visibile.

Cose buffe

cose_buffe_IMG_0064

Il buffo, il comico, l’ironico, il simpatico, ci circondano e basta un poco di attenzione per farli emergere. Certo, è vero che bisogna anche saperlo raccontare facendo associazioni che spesso fanno scattare l’approvazione e a volte la risata vera e propria. Maestri geniali e insuperati sono Robert Doisneau e Edouard Boubat. In loro non c’è critica o denuncia astiosa e acida, ma si respira sempre amore per il soggetto o la situazione che ritraggono.

Tre cugini

tre_cugini_IMG_6661

Reportage di una domenica pomeriggio di fine luglio 2011 in cui abbiamo fatto un giro in bici nella nostra campagna. La luce era radente e luminosa. Sembrerà strano sentire dire che la luce è luminosa ma ci sono luci opache, piatte, uniformanti. Ero con mia moglie Meri (quella rossa), mio cognato Dan e la loro cugina, nonchè mia amica, Adele. Li chiamo tre cugini anche se in realtà due sono fratello e sorella. Mi viene così. Ho cercato di stuzzicare, senza tanta fatica per la verità, la loro indole allegra e teatrale e ne sono uscite alcune situazioni semplici e leggermente buffe. Il sorriso, che è rimasto come sapore di fondo nel ricordo di quella piccola gita, vorrei condividerlo anche a chi vedrà queste foto. A volte basta poco per dire alla vita “mi piaci”.

Coltellina inverno 1977

Nello stesso tempo

Queste foto sono le prime che ho fatto con un oggetto riflettente. Penso fossero le vacanze di Natale del 1977. Sono uscito con la Nikon F2 e il 24mm prendendo dal cucinotto di casa una coltellina, quel coltello lungo con il quale si taglia la sfoglia per fare le tagliatelle. Sono andato in giro per il paese innevato con la coltellina davanti all’obiettivo. Allora non mi interessava se appariva il cerchio dell’obiettivo, anzi era un segno di mia presenza nella scena. Pensandoci molto tempo dopo ho associato l’effetto tagliato della scena riflessa con l’oggetto riflettente, mai come in questo caso appropriato per il significato. Allora il paese mi stava molto stretto e quelle foto esprivano inconsciamente la voglia di tagliare, aprire un varco, uscire, evadere. Non escludo che ancora oggi, nelle foto che continuo a fare con lo specchio, ci sia anche questa sottile forma di ribellione per un “qui e ora” stretto e limitante. Certo, con la differenza che ora conosco: non è tanto il paesello ad essere piccolo, che anzi amo e apprezzo, ma la vita in sé, quello che chiamo il Regno dell’immanenza. Il mondo per quanto bello e attraente è poco per il mio animo. Una strana irrequietezza è più esistenziale che sociale. Penso che capire questo sia già un gran passo verso la saggezza perchè evita di fraintendere la rabbia e la ribellione credendola causata da condizioni sociali (e politiche) ritenute anguste e sbagliate. Quanti errori si commettono ribellandosi per qualcosa che poi col tempo si capisce essere importante e valido, oltre che inevitabile. Quanti re deposti da rivoluzionari che poi ne prendono il posto. Molta rabbia dovrebbe rendersi conto di essere esistenziale, metafisica, tesa a fare i conti con la vita e l’essere in generale. La ricerca di cambiamento, di palingenesi, di evasione, è una ricerca religiosa nel senso più ampio possibile.

Bianco e nero anni ’80

Uomo con falce

La ricerca con i riflessi continua adesso con uno specchio vero. Volti che spariscono, persone che appaiono, scene frantumate…

Sono molto affezionato all’uomo senza volto. Domande e riflessioni si accavallano: Che identità abbiamo? Chi siamo? Che cos’è propriamente un essere umano?

Quell’uomo con la falce nello specchio che richiama la Signora con la falce: il riflesso in sé è già un richiamo alla nostra contingenza, ma di più ancora: la fotografia in sé, con la sua smania di arrestare l’attimo che fugge, ricorda continuamente e inconsciamente che gli attimi fuggono… La foto è unasintesi della fotografia e del rapporto del nostro tempo con l’immagine.

Le foto caotiche e frantumate… non presagivano già in quegli anni che la Forma della vita manca?, che il caos sembra prevalere?, che il senso è continuamente da cercare con il lumino perchè perduto nella tenebra della frammentazione? Ma c’è anche il gioco dell’assemblare, del vedere nuove e altre prospettive, del riempire il piccolo quadro della nostra percezione con molte vedute ed esperienze…

La foto fatta al cimitero che mostra da una parte la neve che copre la siepe e dall’altra le tombe coperte dalla neve, penso possa voler dire che come il sole scioglierà la neve e libererà il verde della siepe, così si spera, desidera, reclama che ci possa essere un Sole capace di sciogliere la neve sulle tombe e liberare il verde delle nostre vite.

 

Per le vie di Modena

vie_modena_IMG_2830